Citando McLuhan, rovescio il suo paradigma e mi chiedo se l’utente / comunicatore dei Social Network sia o meno neutrale rispetto all’uso convenzionale che va affermandosi di questi nuovi media.
Mi chiedo se il successo o meno di una piattaforma di comunicazione sia, in ultima istanza, nel progetto iniziale del suo ideatore o nell’uso che se ne è diffuso.
Quando vidi per la prima volta il video promozionale di Twitter, ancora presente nella home page del sito e che riporto qui sotto tradotto in italiano, pensai che un servizio che mi permetteva di sapere che mia suocera sta tagliando il prato o che mio cugino va dal dentista proprio non mi serviva.
Però, nonostante alcuni utenti utilizzino Twitter per questi scopi, si sta affermando un uso diverso: di condivisione di risorse e informazioni attraverso short link rivolto a persone anche sconosciute che però condividono con noi gli stessi interessi (anche professionali). In questo senso sono abbastanza d’accordo con chi sostiene che Twitter potrebbe essere una valida alternativa ai feed RSS.
Quando invece mi sono iscritto a Facebook ho pensato che potesse essere utile un network di persone che si conoscono realmente a cui viene fornita una applicazione in grado di condidere appunti di testo lunghi (le note), immagini, link e molto altro. Ho pensato anche che i gruppi potessero essere un ottimo strumento per fare comunicare persone con interessi o necessità simili.
Dissi ad esempio a mia moglie che sarebbe stato utile creare un gruppo per i genitori dei bimbi della classe di nostra figlia. Invece di lasciare appicicati foglietti e comunicazioni alle pareti della scuola. Invece di fare riunioni fine giornata che obbligano i poveri genitori a code in auto per raggiungere il luogo di incontro.
Ma invece ho solo avuto richieste di amicizia da persone sconosciute che si chiamavano Stagi come me e mi invitavano ad entrare nel gruppo “Siamo tutti Stagi”. Ma che ci dobbiamo dire su questo gruppo?
I gruppi vengono usati come slogan. C’è chi si iscrive al gruppo “Quelli che al lunedì sono stanchi” e altri al gruppo “La vita è una questione di culo: o ce l’hai o te lo fanno”. Comunicazione a livello sotto lo zero. Migliaia di iscritti. Ma di un post, ovviamente, nulla.
Ho tentato di formare un equipaggio per la mia barca (imbarco gratuito) per un weekend, postando su gruppi di velisti su Facebook. Risposte: nessuna. L’equipaggio l’ho formato con un annuncio online sul giornale di vela “Bolina”.
Il mio sospetto è che, con un impiego così inutile del mezzo, prima o poi la maggioranza degli utenti si stancherà del giochino.
Il media è o non è neutrale? E l’utente / comunicatore?
Forse l’uso più intelligente di Twitter è dato proprio dalle sue potenzialità più ridotte? Certamente contribuisce il fatto che se seguo un utente, lui non è costretto a seguire me.
Vero pure che anche qui la vanità di avere migliaia di follower porta a prassi d’uso che possono minare l’impiego utile del mezzo: visto che molti ricambiano il follow si diffonde l’abitudine di seguire migliaia di utenti.
Mentre mi sembra logico che Obama possa avere più di 1 milione di follower, mi spiegate come una persona normale possa seguire i tweet di 2000 persone? (d’altra parte Obama li legge i tweet dei suoi 800.000 following?)
E’ di qualche giorno fa il tweet di un blogger italiano con 1500 follower (tra cui il sottoscritto: è bravo) che diceva “se mi chiedi il following di solito ricambio (se sei una persona e non che un canale news,quello valuto),se mi defollowi,subito anche io.“
Capite perchè scrivevo “La corsa al ranking e alla visibilità crea solo rumore nel flusso informativo“?
6 Commenti
Il mezzo non è mai neutrale, è come il principio di indeterminazione di Heisenberg. Qualsiasi tentativo di usarlo rende il messaggio strumentale. e su alcuni mezzi il messaggio è più strumentale che sugli altri.
Alex
Dal mio punto di vista se un mezzo permette anche minimamente di sperimentare è già un ottima cosa, e il fatto che sconfini (anche in maniera negativa) dalle aspettative è ancora più interessante. Come per tutte le cose l’importante è capire la giusta distanza da tenere e accettare che più qualcosa si espande più perde il contatto con la visione che ha partorito l’idea: nel bene e nel male uno strumento culturale democratico porta alla “dittatura della maggioranza”. Comunque il caos è presupposto di nuova creatività
@AAA Se ricordo bene nel principio di indeterminazione è l’osservatore che non è neutrale. Come a dire: usando (osservando) il mezzo, lo modifichiamo. O meglio, facciamo “collassare” la realtà in un punto specifico. Ma il mio articolo era molto più terra terra, senza sconfinare nella meccanica quantistica di cui ho nozionismo da liceo
Grazie Alex del tuo intervento. E se ti va di correggermi sei il benvenuto!
eccomi! Autrice del twit in fondo al tuo post, presente. Quello che dici su facebook è quello che vedo anche io. Potenzialità enormi per relazionarsi con gruppi specifici che non vengono utilizzate perchè sommersi dal cazzeggio e dalle richieste inutili di quiz e test e giochi…Twitter e Facebook sono mezzi diversi. Twitter è molto più immediato e utile di Facebook, però facebook ti permette di entrare in contatto anche con chi il web 2.0 non ha davvero idea di cosa sia.
Veniamo a me, e al mio twit. E al mio uso di Twitter. Io cerco di seguire sempre chi chiede di seguire me. E così sono arrivata a 1500. 1500 persone, soprattutto italiani. Lo preciso, perchè non accetto chiunque. Soprattutto bot, spammers, account commerciali ecc. Li valuto, vado a vedere sempre chi mi richiede il following…non sto a fare il record di following. Mi piace conversare e se è possibile e se ne ho il tempo seguire le conversazioni, i link condivisi, le risorse segnalate, ma anche come sta qualcuno e le sue vicende. Dico se è possibile, perchè è fisicamente impossibile seguire proprio tutti. Però io ci provo, almeno a rispondere a chi mi scrive, a conversare on chi per un motivo o per un altro mi fa un reply o mi manda un DM.
Ci vuole tempo.
Ho preso l’abitudine a defolloware chi, dopo avermi chiesto il following, averlo accettato, aver ricambiato…dopo qualche giorno mi toglie il following, decide di non seguirmi più. Dal momento che spesso son persone che non conosco, defollowo a mia volta. Perchè dovrei seguire chi non segue me (nonostante fosse partita da lui/lei la volontà di entrare in contatto con me??)?
Io sono per i social network che mettono in relazione PERSONE, tutto qui
un salutone
Faccio fatica a immaginare un mezzo neutrale. Piuttosto parlerei di significato, di senso: ma questo dipende solo dal singolo, dalla sua curiosità e preparazione (e cultura).
Questi media (Twitter, Facebook, eccetera), sono delle noci vuote, che noi possiamo riempire di valore, o di idiozie. Facebook ha un potenziale, ma chi lo guida non lo sa, o lo sa benissimo, ma non gliene importa un fico secco. Farlo davvero crescere al momento non è prioritario, lo è invece generare quello che chiami “rumore nel flusso informativo”. Gli investitori poi non sono un elemento secondario, pretendono risultati, e non sono disposti ad attendere ancora, o ad accettare metamorfosi che potrebbero allontanare gli utenti. Twitter ha invece un approccio più impegnativo, al di là della banalità che sembra trasmettere. Facebook mi sembra svantaggiato da questo punto di vista…
Voglio ringraziare Marco e Caterina, che seguo entrambi, e Daniela per i commenti articolati. Anche io credo ai network che mettono i relazione persone ma soprattutto IDEE.
Vecchissimo praticante del web ma neofita del social networking sono rimasto un pò spiazzato dal vuoto che esiste su una parte della rete (quella che Caterina nel suo post di oggi definiva, gentilmente, dei “pigri”).
Daniela mi ha scoperto: sono un giacobino e alla dittatura della maggioranza preferisco quella dell’elite. Però l’elite non deve essere autoreferenziale.
Spero di trovare il tempo per rispondere in maniera più esaustiva con calma a tutti. Ora sono le 11 di sera. E dopodomani mi prendo finalmente una settimana di ferie da passare girando nel deserto.
Ma voi continuate a discutere che, moh, poi torno. Grazie.