“Tumblr dove le emozioni sono condivise quasi allo stato puro e, all’estremo opposto, FriendFeed dove diventano inevitabilmente opinioni, adeguatamente macinate nel tritacarne delle identità e dei personalismi“.
Così Antonio Pavolini introduce la puntata di Conversational su Radio Popolare Roma, di cui sono stato ospite, per parlare di due Social Network meno conosciuti di Facebook e Twitter.
Due Social Network molto differenti tra di loro:
- Tumblr focalizzato sulla condivisione di pensieri, immagini, suoni; una riproposizione di contenuti altrui che pesca nell’intimo della nostra quotidianità, di ciò che ha significato per noi in un dato momento, senza necessariamente doverlo spiegare, descrivere o peggio giustificare.(vedi: Antonio Pavolini: Sciacquare i panni in Tumblr)
- FriendFeed, una piattaforma di conversazione dove il confronto può diventare anche molto acceso, fortemente incentrato sulle identità dei partecipanti.
I miei interventi hanno riguardato principalmente FriendFeed che conosco meglio, frequentandolo già da tempo. Ripropongo qui alcuni miei appunti presi in occasione della trasmissione.
Per comprendere FriendFeed, specie per chi non lo conosce, è opportuno partire da un confronto con Facebook.
Facebook è un network che raccoglie solo in Italia 16 milioni di utenti. FriendFeed è una piccola riserva indiana che in Italia conta qualche migliaio di utenti attivi; una piccola piattaforma acquistata da Facebook (per acquisire know how? per eliminare un competitor?) e successivamente abbandonata dai suoi sviluppatori ma ancora frequentata da una cerchia ristretta di affezionati utenti principalmente italiani e turchi.
Il raggiungimento di una ‘massa critica’ di utenti è indispensabile a ogni servizio sociale in rete. Cosa consente quindi a FriendFeed di sopravvivivere?
Certamente la semplicità della piattaforma, la sua mancanza di invasione da parte di pubblicità, advertising, brand, giochi inutili, pagine di ristoranti che ti chiedono di diventare fan. Certamente il sistema “real time” che consente di sviluppare conversazioni quasi in tempo reale tra le persone collegate.
La chiave del successo di FriendFeed però sta anche nel suo essere un luogo ristretto, per pochi adepti. Una riserva indiana. Quello che per un altro Social Network potrebbe essere un limite, qui diventa potenzialità.
Chiunque entri su Facebook troverà certamente un vecchio compagno di scuola, un collega di lavoro, un vicino di casa, un compagno di palestra. Su FriendFeed invece si entra in contatto con una comunità già ben consolidata di cui si può tentare di fare parte.
Dopo qualche settimana di frequentazione di questo luogo della rete chiunque inizierà a conoscere i più interessanti personaggi che lo frequentano, i modi di dire che diventano d’uso comune per tutti, le ‘tradizioni’, gli argomenti e le discussioni ricorrenti che tutti gli habitué ormai ben ricordano.
Se su Facebook possiamo rimanere chiusi alla nostra cerchia di conoscenze preacquisite, su FriendFeed diveniamo obbligatoriamente parte di una nuova comunità che trova spesso orgoglio e identità proprio nella sua distanza dai Social Network mainstream (Io non sto su Facebook è il nuovo ‘Io non guardo la TV’ scriveva qualcuno pochi giorni fa proprio su FF).
FriendFeed è una piattaforma di conversazione. Serve per parlare, per confrontarsi. E, per confrontarsi, è utile essere seguiti e commentati dal maggior numero di persone possibile.
Essere interessanti, essere stimolanti, intelligenti, ironici diventa quindi ancor più indispensabile qui, dove non si è accolti dal rassicurante abbraccio degli amici di sempre.
D’altra parte, lontani dalle amicizie di sempre a cui è ben svelata la nostra identità reale e complessa, diventa più facile esporre solo una parte della propria identità (se non una identità parallela come nel caso degli utenti fake): le bolle identitarie di cui parlava Stefano Epifani.
Tutto ciò favorisce lo sviluppo (e la selezione) di una intelligenza, anche collettiva, da parte della comunità:
- intelligenza individuale: per continuare ad essere seguiti, per ottenere i like che aumentano visibilità non solo tra i propri follower ma anche verso chi segue i nostri follower (uno dei meccanismi di funzionamento di FriendFeed come di molti altri Social Network). Ciascun utente si sforza quindi di scrivere cose interessanti: “Su FriendFeed ho l’ansia da sagacia” scriveva brillantemente alcuni giorni fa uno dei suoi più noti frequentatori. Ottenendo per altro tantissimi like.
- intelligenza collettiva: in mancanza di Farmville, di distrazioni e di regole prestabilite sono gli utenti stessi che inventano giochi, rituali, meme, stanze tematiche (es:Il Contastorie) per divertirsi insieme.
FriendFeed è infatti frequentato da identità brillanti e vi si possano frequentemente leggere temi e considerazioni per nulla scontati. Di ciò è consapevole buona parte degli utenti del network, rafforzando quel senso di identità e appartenenza (noi di FriendFi’) che ne giustifica la sopravvivenza.
Il controcanto a questo panegirico sta nel frequente fastidio verso l’eccesso di personalismi, l’autoreferenzialità e la tendenza all’ipertrofia dell’Ego dei partecipanti. Sintomi negativi causati dalle stesse condizioni viste in precedenza: numero ristretto di utenti, identità parziali, ricerca di consenso e seguaci.
Scriveva Antonio Pavolini: ‘Ed è proprio in questa parola, “seguaci”, che si nasconde uno dei problemi principali dei Social Network. Molti, forse troppi, traggono dall’avere molti follower la principale fonte d’appagamento derivante dal parteciparvi.(leggi: Sciacquare i panni in Tumblr)
Ecco allora che accanto alle discussioni più stimolanti si affiancano flame (sterili polemiche fatte di insulti), attention-whorismo (ricerca dell’attenzione altrui a tutti i costi), i troll (persone che intervengono nella discussione al solo scopo di portare la conversazione verso lo scontro personale). Termini che ogni frequentatore di FriendFeed conosce molto bene.
Sul sito di Radio Popolare Roma è possibile scaricare la registrazione della puntata di Conversational di sabato 6 novembre in cui si è parlato di questi argomenti.
Segnalo infine un interessante articolo sulla pericolosa deriva di FriendFeed come luogo di scontro anzichè di conversazione: It’s Not Me, It’s You, FriendFeed
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